“Hokusai, Hiroshige, Utamaro” a Milano. Un’opinione

Prima piccola premessa: la suddetta mostra, aperta fino al 29 gennaio presso Palazzo Reale a Milano, chiuderà per l’appunto tra due settimane esatte, quindi se volete un consiglio flash – che va contro ogni mio interesse di visite del sito e lettura dell’articolo – vi dico subito: ANDATECI. Trovate tutte le informazioni in fondo alla pagina.

Magari ora leggetevi anche l’articolo, dai.

Seconda piccola premessa: di articoli online (e non solo) in merito alla mostra che ve ne parlino in termini di bellezza delle opere, magari approfondendo molto i temi artistici legati alle silografie policrome (ukiyo-e 浮世絵) di periodo Edo (1603-1868), attraverso MOOOOLTE immagini ne trovate quanti ne volete.

Questo articolo NON fa parte di quel gruppo. È semplicemente la mia opinione sulla mostra. Non farcirò l’articolo di immagini delle stampe o di foto delle stesse dal vivo – anche perché era proibito scattare fotografie – né tanto meno di textwalls sull’ukiyo-e e sulle biografie degli artisti.

Però magari leggetelo lo stesso, su.

Qualche giorno fa sono stato (finalmente) a vedere la mostra Hokusai, Hiroshige, Utamaro. Luoghi e volti del Giappone che ha conquistato l’Occidente e tutto sommato sono stato contento di non esserci andato nei mesi precedenti perché desideravo vederla con calma e non in mezzo ad un calca di persone. Io e la mia ragazza poi siamo andati di giovedì, l’unico giorno della settimana in cui è aperta fino alle 22.30 nell’intento di trovare la sede poco affollata.

In realtà volevamo andarci il 12 dicembre – giorno del mio compleanno – ma era lunedì e OVVIAMENTE trattavasi del giorno di chiusura settimanale. Poi le feste e l’influenza hanno fatto il resto.

Però, se vi può consolare, dal 1 gennaio fino al termine del periodo espositivo la mostra sarà aperta anche di lunedì.

Come ho scritto prima, trovate il box con tutte le informazioni in fondo all’articolo.

Ad ogni modo, come previsto non abbiamo trovato del tutto coda, e benché ci fossero comunque molte persone, abbiamo perlomeno evitato tutto quel coacervo di visitatori molesti del tipo: scolaresche, turisti stranieri in giro di shopping, altre scolaresche…

L’ho già detto scolaresche?

hokusai_ingresso
L’atrio d’ingresso della mostra.

Questa mostra, che fa parte della serie di eventi organizzati nell’arco del 2016 in occasione dell’anniversario dei 150 anni dalla firma del primo Trattato di Amicizia e di Commercio tra Giappone e Italia del 1866, presenta nel complesso più di 200 stampe, le più rilevanti dei tre artisti, che raccontano le diverse declinazioni dei temi ricorrenti maggiormente rappresentati in queste produzioni: paesaggi e scorci naturalistici, ambientazioni cittadine, eleganti figure femminili.

Comunque la visita si snoda sostanzialmente in cinque sezioni. In estrema sintesi:

  1. I. Paesaggi e luoghi celebri. Hokusai e Hiroshige
    Indubbiamente la parte più corposa dell’esposizione nonché la più attesa

    “quand’è che c’è la Grande Onda?”
    Frase tipo del 90% dei visitatori dopo aver percorso due metri.

    e che comprende:
    > una meravigliosa collezione di surimono (letteralmente “cose stampate”), stampe di formato rettangolare, con colori stile acquerello e dai disegni essenziali, spesso utilizzati come biglietti di invito; per maggiori dettagli cercate su google e non ve ne pentirete.
    > una serie di stampe in veduta prospettica ispirate alle (poche) opere occidentali giunte in Giappone nel XVI secolo (soprattutto prospettivismo veneziano) prima della chiusura del Paese ad opera dello shogunato Tokugawa.
    > una seria di stampe aventi come tema centrale ponti e cascate.
    > la collezione più attesa, vale a dire le famose Trentasei vedute del monte Fuji di Katsushika Hokusai (sì, quelle della Grande Onda).
    > la collezione delle Cinquantatre stazioni di posta del Tokaidō.

  2.  Tradizione letteraria e vedute celebri di Hokusai
    Altre stampe di paesaggi in aggiunta ad una serie (rimasta incompleta) di stampe ispirate a famosi poeti giapponesi.
  3. Rivali di “natura”. Hokusai e Hiroshige
    Ampio assortimento di stampe a tema floreale e faunistico. Molto sottovalutata, è invece forse la sezione con le stampe più raffinate.
  4. Utamaro. Bellezza e sensualità
    Il povero Utamaro, largamente escluso dalle precedenti, ottiene visibilità in una sezione a lui dedicata che espone in larga parte stampe a soggetti femminili – le famose bijin, ovvero belle donne – e di coppia, dei quali è sicuramente l’esponente di maggior rilievo.
  5. Manga. Hokusai insegna
    Forse la sezione più snobbata. La stanchezza e la vista dello shop alla fine della mostra influisce sull’attenzione del visitatore (ne ho visti alcuni saltare proprio questa stanza). Vi sono esposti numerosissimi quaderni rilegati a mano con appunti, schizzi e piccole stampe dai temi più disparati, che nel complesso ricordano molto gli attuali fumetti manga in formato tankobon (vale a dire a libretto, quelli che si trovano in edicola).

Date le dimensioni ridotte delle stesse, se si vuole vederle tutte – sarebbe da criminali non farlo – è necessario avere molto tempo a disposizione. A noi ci sono volute più di due ore per giungere al termine, a cui va aggiunta una mezz’oretta extra trascorsa guardando un filmato che illustrava il processo di produzione di una silografia e che merita sicuramente la spesa di tempo.

È inoltre bene armarsi di molta pazienza in attesa del proprio turno, laddove necessario, perché è di capitale importanza avvicinarsi molto se ci si vuole soffermare sui dettagli, siano essi le sfumature di colore, i segni dei blocchi di legno sul foglio, o altri dettagli per osservatori più attenti e/o già preparati.

Ad esempio io mi sono divertito molto a soffermarmi sull’abbigliamento dei personaggi presenti nelle stampe, a cercare di capire a che classe sociale appartenessero in base al tipo di vestiario, uno fra tanti il fatto che portassero le due spade nell’obi (fascia in vita) del kimono identificandone così lo status di samurai (a dire il vero erano molto rari in queste collezioni), e così via.

Cercando di tirare le fila del discorso: la mostra è meravigliosa, ricchissima e organizzata per temi e “a corridoio”, per cui è davvero difficile perdersi delle opere. Un palcoscenico speciale è riservato naturalmente alla Kanagawa oki namiura ovvero La Grande onda al largo di Kanagawa di Hokusai, e devo dire che ho passato diversi minuti a contemplarne la bellezza.

A parte le primissime stanze, gli spazi sono abbastanza ampi, la temperatura non eccessiva (c’è comunque un servizio di guardaroba all’ingresso per chi non avesse voglia di portarsi la zavorra dei cappotti), pertanto risulta già dopo poco tempo spontaneo sentire la sensazione di poter spaziare da un’opera all’altra in un silenzio contemplativo che raramente ho trovato in mostre ed esposizioni.

A meno che non ci siano delle scolaresche.

Ecco l’unico grande neo riguarda l’illuminazione. Il piano terra di Palazzo Reale non gode quasi per niente di luminosità naturale (maledetta mostra di Rubens che si è presa il primo piano), per cui l’idea degli allestitori è stata quella di avere la parete di ciascuna stampa illuminata da un faretto dedicato.
Tuttavia ciò fa sì che risulti un’illuminazione dall’alto piuttosto giallognola e sfocata, magari caravaggesca nelle intenzioni, che decisamente non aiuta a percepire con chiarezza i dettagli e le giuste tonalità di colore.

Tornando a noi, alla fine del percorso troverete – e come no – uno shop che vende tutta una serie di prodotti ma soprattutto e per fortuna tantissimi libri, dei quali magari molti non a tema, ma comunque testi di letteratura o saggistica giapponese, dai romanzi di Inoue Yasushi o Murakami Haruki ai trattati samurai come il Libro dei Cinque Anelli di Miyamoto Musashi.

Lasciatevi ispirare.

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Lo shop al termine dell’esposizione. Affrettatevi perché come potete vedere i cataloghi stanno per finire!

Ah vabè poi riproduzioni della Grande Onda (stampate, perché riproduzioni silografiche della stessa costano almeno 100-150€ e non le troverete lì), tazze con la Grande Onda, borse shopper con la Grande Onda. Altre cose con la Grande Onda.

Se volete un consiglio disinteressato, acquistate il catalogo della mostra. A cura di Rossella Menegazzo, già prof.ssa di Storia e Cultura del Giappone presso l’Università degli Studi di Milano nonché tra le più alte autorità in fatto di cultura giapponese in Italia, ed edito da Skira, è davvero un gioiellino.

Nelle sue oltre 300 pagine trovate tutte le opere in mostra stampate in alta definizione su carta lucida, le opere anche occidentali a cui si allude nel corso della mostra (ad esempio le prospettive di Venezia di Bellotto e Canaletto, in esposizione a Milano presso Gallerie d’Italia, fra l’altro) anticipate da 50 pagine divise in quattro saggi sull’arte degli ukiyo-e, oltre che le biografie degli autori e tanti altri contenuti.

Il prezzo era di 45€ ma è in saldo fino al termine dell’esposizione a 39€. Lo si trova anche su Amazon allo stesso prezzo, se per caso aveste già visto la mostra e non aveste ceduto lì per lì alla tentazione.

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Il catalogo già bellamente a prendere posto sulla mia scrivania.

Ovviamente io l’ho comprato subito. In scioltezza, proprio.

Per il resto, andate a vedere la mostra se ancora non lo aveste fatto!

Nel frattempo spero che questa mia breve review della mostra sia stata di vostro gradimento!

Per la precisione il catalogo me l’ha regalato la mia ragazza per Natale. Anche la mostra.
Ha pagato tutto lei.

Ah, l’amour.

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